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martedì 7 giugno 2011

O cebreiro - Triacastela, una tappa di "mierda"!

Di nuovo dal cellulare e spero di non fare pasticci. Partiti verso le sette con una vera e propria bufera immersi non nella nebbia ma proprio in una nuvola carica d'acqua che inzuppava tutto e tutti. Temperatura percepita -20'. Vabbé a parte gli scherzi la temperatura sembrava almeno 5' sicuramente per l'umidità pazzesca ed il forte vento. Non è che abbia piovuto ma camminavamo in mezzo a goccioline d'acqua in sospensione, e cosí coperti con tutta l'attrezzatura da pioggia, comprese finalmente anche le ghette, ci siamo avviati su un percorso, ovviamente, sterrato. Riuscite ad immaginarlo? Si? Bene, ora aggiungete al fango la conseguenza di una prevalente attività pastorizia della zona, leggasi allevamenti di mucche (alcune con evidenti problemi diarroici) e ora avete capito il perché del titolo, ma solo in parte. Eh si perché non bastava la tipologia della strada ed il tempo atmosferico, e quindi la mancanza di qualsivoglia panorama, a rendere la giornata, diciamo, non buona ma dopo poco ci si è messo quell'inopportuno del mio piede che, presumo a causa dell'umidità, ha iniziato a darmi pareccchio fastidio.
E' curioso però l'effetto che il "cammino"  ha sulla psicologia del pellegrino, o forse la mia soltanto (Gabri confermi o smentisci?) cioè si sviluppa un ottimismo che aiuta ad andare avanti anche a fronte della legge di Murphy o di quella che chiamerei di di Frankestein junior. Mi spiego trascrivendo i miei pensieri durante la camminata: ho iniziato pensando che una giornata di nebbia e di brutto tempo ci sta, finora ero stato fortunato, per fortuna non pioceva! Tempo 15 minuti mi sono reso conto che mi stavo zuppando. Beh, pensavo, è calato il vento e non sento più freddo. Poco dopo uscivo dal bosco e quindi il vento è ricominciato. Beh, pensavo, comunque mi sento ben protetto dal poncho, le ghette ed il cappello impermeabile. Dopo poco mi si è rotta una delle ghette. Beh, pensavo, pazienza tanto mi protegge lo stesso e meno male che la strada è abbastanza liscia così non mi fa male il piede. Poco dopo, la salita, l'ultima e non drammatica, ma il fondo della stradina diventava molto sassoso e quindi il piede ... beh, pensavo, porca zozza smetti di pensare e cammina che tra un po' ti becchi una storta o rotoli giù per il pendio. Mi sono distratto, guardavo i fiori, i più vicini, perché la visibilità era comunque di una cinquantina di metri, dopo un po' la strada ha cominciato a scendere e la visibilità è aumentata. La stradina era molto fangosa ma siccome correva parallela alla strada asfaltata ho deciso di proseguire su questa per non affaticare il piede già dolente, curioso ma si riabbassata la nebbia. Ho fatto pochi km sull'asfalto scansandomi al sopraggiungere delle auto, per fortuna poche (non l'ho pensato al momento). All'entrata di un paesino, credo fosse o biduedo, l'indicazione del cammino dava, verso un sentiero, Triacastela a 7km. Entro in un bar e chiedo se la strada asfaltata porta anche lei aTriacastela, mi dicono di si ma che è più lunga. Volevo fregarmene e fare quella, poi una considerazione mi ha covinto a riprendere il "cammino", 2 km in più sono comunque parecchi a fine tappa e l'asfalto, per di più in discesa, non giova alle ginocchia, dunque ho preso il sentiero ed, incredibile, la ripida e sconnessa discesa mi fatto un pochino alleggerire l'appoggio sul tallone e quindi ho proseguito a velocità quasi normale arrivando alla meta verso le 13,30 non senza avere attraversato un ultimo paese di allevatori di vacche con le conseguenze già dette.
Ci vuole o no ottimismo?

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